Il contesto

Biologico

L’Apis mellifera ha come areale naturale di distribuzione tutta l’Africa, l’Europa esclusa la Scandinavia, e il Medio Oriente. La specie si è evoluta in ambienti ed ecosistemi molto diversi tra loro, dando luogo a una grande variabilità a livello sottospecifico. Ad oggi sono state descritte circa 30 sottospecie, distinte per caratteristiche comportamentali, morfologiche e su base di evidenze molecolari (Meixner et al., 2013).

L’Italia è luogo di origine di A. m. ligustica (naturalmente presente sulla penisola e in Sardegna) e di A. m. siciliana (solo in Sicilia). La differenziazione sottospecifica è avvenuta durante l’ultima glaciazione (tra 10 mila e 100 mila anni fa), quando diverse popolazioni di api trovarono rifugio e furono isolate nella peni- sola italiana.

A. m. ligustica è un’ape con caratteristiche molto favorevoli per l’apicoltura, ovvero con una gran prolificità che risulta in colonie popolose, propensione ad immagazzinare molto miele, moderata tendenza alla sciamatura, comportamento difensivo non spiccato e adattabilità a situazioni ambientali diversificate. Queste caratteristiche hanno fatto sì che sin dalla fine del XIX secolo A. m. ligustica venisse interessata da attività di allevamento regine e loro esportazione anche oltre i confini europei, per il gran valore attribuito a questa sottospecie. Infatti, molte delle popolazioni di Apis melliferapresenti al di fuori dell’areale originario (nelle Americhe, in Oceania, nell’Asia orientale) sono in parte costituite da A. m. ligustica.

Nelle zone ai confini settentrionali del- la penisola italiana, si riscontrano aree in cui le popolazioni di A. m. ligustica si incrociano naturalmente con le sottospecie delle regioni confinanti, poiché le sotto-specie sono interfertili tra loro: a nord- ovest con A. m. mellifera, sottospecie autoctona del centro Europa, a nord-est con A. m. carnica autoctona dei Balcani. A. m. siciliana è una sottospecie con caratteristiche genetiche delle popolazioni africane, come altre sottospecie endemiche delle isole del Mediterraneo. Ha caratteristiche fisiologiche e biologiche di adattamento al clima caldo e arido, con blocco di covata nei periodi estivi piuttosto che in quelli invernali. Considerato il cambiamento climatico in atto, la sua conservazione e lo studio delle sue caratteristiche sono quantomai importanti per l’apicoltura del futuro. L’accoppiamento delle api, diversamente da quanto avviene per altri animali allevati, è di difficile controllo, poiché avviene in volo, a volte anche a diversi km di distanza dall’alveare di origine dei fuchi e delle regine. L’ape regina si accoppia con circa 20 fuchi provenienti dagli alveari presenti nel raggio di 5-10 km, in base anche alle caratteristiche orografiche del territorio.

Il meccanismo riproduttivo del superorganismo alveare è dato dalla sciamatura, in cui una nuova regina deve accoppiarsi per riprendere il ciclo di accrescimento della colonia. Benché la sciamatura sia ostacolata dalle pratiche apistiche, questa avviene ancora in larga misura, e il controllo completo degli accoppiamenti delle popolazioni di api presenti nel territorio è impossibile. Ciò significa che la presenza di api di origine diversa da quella locale può avere un impatto sulla popolazione di api circostante.

APISTICO

Il fatto che le attuali popolazioni di api mellifere siano costituite soprattutto dalle api gestite dagli apicoltori ha fatto sì che le pratiche apistiche avessero un forte impatto sulla costituzione delle popolazioni di api. La moderna apicoltura, fatta di nomadismo e di commercio di sciami e api regine, introduce inevitabilmente elementi di variazione rispetto al naturale assetto genetico delle popolazioni di api. è noto che negli ultimi decenni si è verificato un incremento dell’introduzione in Italia di api regine e sciami originanti da incroci interrazziali (Buckfast) o appartenenti a sottospecie non originarie della penisola (soprattutto A. m. carnica, la sottospecie autoctona del Centro-Est Europa, ormai diffusamente presente anche nel Nord-Est italiano).

Le sempre più frequenti segnalazioni in tal senso, provenienti da singoli operatori e dagli organi divulgativi di stampa del settore, vengono confermate anche dal Ministero della Salute, al quale pervengono le domande per il rilascio dell’autorizzazione all’importazione di regine da Paesi terzi, nonché dal crescente numero di campioni non corrispondenti ad A. m. ligustica o ad A. m. siciliana riscontrati nelle analisi per la certificazione della sottospecie svolte dal CREA – Centro di ricerca Agricoltura e Ambiente (e in particolare dalla ex Unità di ricerca di apicoltura e bachicoltura) e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana.

Secondo alcuni apicoltori, le api importate appartenenti ad incroci tra sottospecie o a sottospecie diverse, sarebbero maggiormente performanti in termini di produzione di miele e di resilienza ai cambiamenti climatici. Tuttavia, vari studi in Italia e all’estero nel corso degli ultimi 15 anni, non hanno mostrato una chiara convenienza commerciale delle api di importazione, e anzi, alcuni studi hanno al contrario dimostrato la mag- giore capacità di resilienza proprio di api di origine locale.

Normativo

Tra le raccomandazioni per il settore apistico dettate dal Parlamento Europeo (1 marzo 2018) vi sono quelle di valorizzare e proteggere le sottospecie e gli ecotipi locali di Apis mellifera (art. 20, 22, 23, 31). In Italia, la Legge Nazionale N. 313 del 24 dicembre 2004, recante “Disciplina dell’apicoltura”, stabilisce all’Art. 1 che è importante “garantire …. la biodiver- sità di specie apistiche, con particola- re riferimento alla salvaguardia della razza di ape italiana (Apis mellifera li- gustica Spinola) e delle popolazioni di api autoctone tipiche o delle zone di confine”.